Alla fine degli anni ’50 le cose erano un po’ differenti da adesso in ambito di istruzione. Funzionava che di soldi non te ne servivano per fare l’Università, c’era necessità di nuova classe dirigente in ogni ambito lavorativo; ma dovevi essere bravo, bravo da non scendere di un micromillesimo di punto su quel libretto universitario, perché potevi essere anche all’ultimo anno ma se sgarravi perdevi borsa di studio, e quindi vitto, alloggio e la vita di Roma, che in quegli anni era la cosa più bella che poteva capitarti. Certo, se avevi soldi a palate potevi recuperare quel maledetto 26 (e i voti, una volta, non li potevi rifiutare, te li prendevi come ti venivano dati). E che problema c’è? Per il Professore, nessuno; ma ne ha visti a decine impazzire per un voto che non era quello che doveva essere o svenire dopo 50 ore filate a studiare capitoli di anatomia di cui non ti rimaneva in testa nulla.

In cambio di quella dedizione totale allo studio faceva una vita da principe: servito ai tavoli con carni di prima scelta; le migliore paste all’uovo; sughi e contorni che mai aveva assaggiato prima; una stanza tutta per lui, ampia, dove potevi studiare con una tranquillità totale. E poi Roma, Roma che tornava ad essere Caput Mundi.

E via con Laurea in Medicina alla Sapienza, con sole lodi, poi specializzazioni in Allergologia ed Immunologia, Malattie infettive, Gastroenterologia e Demarmatologia. Già, Dermatologia. [segue]