Francesco Redi

È impossibile valutare Francesco Redi da un punto di vista specifico, per ognuno dei settori in cui si è cimentato. Medico, letterato, filosofo, naturalista, filologo, politico, cortigiano, ha rivestito praticamente ogni ruolo a cui un uomo di cultura potesse ambire.

Le sue doti di comunicatore gli hanno consentito di primeggiare in ambienti come la politica, dove il modo di manifestare un’idea era più importante dell’idea stessa.   

“MI SENTO DISPOSTO A CREDERLO…”

Questa frase di Redi racchiude in una maniera piuttosto chiara (o oscura, fa lo stesso) quello che è sempre stata la capacità più commendevole del medico aretino; e cioè, quella di saper prendere una posizione evitando di prenderne una. 

Il contesto della frase (trovate qui sotto il riferimento) è quello di un momento storico in cui il Vecchio Sapere sta cominciando a scricchiolare, e di brutto. Da una parte il pensiero geocentrico tradizionale, reazionario e difensore dello status quo; dall’altra, le spinte novatrici di un folto gruppo di studiosi e ricercatori che sospinti dalle novità tecnologiche, – dal cannocchiale, al microscopio – riescono a veder dove prima non era possibile farlo.

In quel contesto, che invitava a schierarsi da una parte oppure dall’altra, Francesco Redi ebbe la straordinaria capacità di essere ubiquo e rilevante, qualsiasi fosse lo schieramento in cui, di volta in volta si arruolava, cioè, il suo; con una sola, clamorosa eccezione, che in LIR costituisce il finale forse inaspettato del racconto.

Qualsiasi siano le opinioni su Redi, resta il ruolo di assoluto protagonista della vita politica e culturale di un Granducato di Toscana in una fase di declino, ma che, forse proprio per questo, ribolliva di fermenti culturali innovatori. 

CHE VUOI tu che io ci faccia?

“Sig.sì che n’ebbi discorso col Redi sopra l’opinione che ebbe, e che scrisse dell’anima vegetativa che faceva nascere quelli bachi nelle gallozzole, nelle nicciole e sin nelle ciliege. Ma la conclusione che ne cavai fu che mi disse: E’ vero, che ora si vede, che le mosche fanno il lavoro: ma che vuoi tu che io ci faccia”

– Dall’Epistolario ad Antonio Vallisnieri: Cestoni racconta a Vallisnieri che cosa Redi gli rispose quando lo speziale gli illustrò insistentemente i risultati delle sue scoperte sulla virtù zoogenetica delle querce, virtù che Redi riteneva capace di generare vita animale.

    

"IN QUELLA STESSA MANIERA POTREBBE esser vero e mi sento disposto a crederlo, che negli intestini, e in altre parti degli uomini naſcano i lombrichi , ed i pedicelli : nel fiele , e
ne' vaſi del fegato de'montoni, o caſtrati , soven
temente abbian vita: que'vermi, che biſciuole da'
macellai ſi chiamano"

– Esperienze intorno alla Generazione degli Insetti, Firenze 1668, pagg. 189-190.

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