Salassi per curare la rogna? Una follia? Mica tanto. L’immagine che vedete è la parte superiore del frontespizio di un libro di Horatio Monti pubblicato nel 1627; il suo titolo completo è Trattato dell Missione del Sangue contro l’abuso moderno dove si dimostra in quanto errore Siano quelli che lo cauano in gran quantità,  in tutte le Febbre putride (lo trovate a questo link) mi da modo di parlare di come già agli inizi del ‘600 cominciasse ad affacciarsi l’idea che le cure della Medicina Umoralista non è che fossero così risolutive ma, anzi, dannose.

Il sistema curativo della Medicina Umoralistica era piuttosto lineare: malattia -> dovuta al guastarsi degli umori per una qualche causa -> obiettivo: riequilibrare gli umori -> metodo: sottrarre tutti i fluidi guasti > attendere che i nuovi fluidi prodotti dal corpo a seguito di una dieta moderata e corretta, rigenerassero umori sani.

La ‘cura’, quindi era la deplezione dei fluidi guasti e la loro sostituzione. Tecnicamente, la deplezione avveniva con ogni sistema che permettesse uno spurgo dei fluidi: salassi, purghe, irrigazioni, perfino l’immersione in acqua calda del malato che provocasse forti perdite di sudore.

Questa idea che spurgare significhi guarire, è ancora rimasta nell’immaginario collettivo di coloro più in là con gli anni; abbiamo tutti qualcuno in famiglia che raccomandava che quando si aveva la febbre bastava spalmarsi qualche unguento ed infilarsi in un letto caldo imbottito di ogni genere di coperte per sudare a più non posso ed espellere tossine e malanni.

Quindi, fino a non molto tempo fa, ci si curava come nella Mesopotamia del sesto millennio avanti Cristo o nell’Egitto dei Faraoni. Non c’erano cure alternative: il bravo medico era colui che creava meno danni applicando la ‘procedura’ che era uguale per tutti, salvo i correttivi ispirati dal buonsenso del medico che più di qualche volta abdicava al dogma.

Ipse dixit, insomma.

Va da sé che in un gran numero dei casi la cura uccideva il malato, non si scampava. Quando si cavavano 1 o 2 litri di sangue ad un organismo già debilitato il risultato era pressoché scontato.

La rogna non faceva eccezione e si curava come una forte bronchite o un taglio di falce: quindi, si usavano salassi per la rogna. Tuttavia, già agli inizi del XVII secolo il Sistema cominciava a scricchiolare sotto l’evidenza dei fatti.

Questo excursus è importante per capire il contesto i cui si svolgono i fatti raccontati in LIR perché è proprio questo incomprensibile ricorso a pratiche di cui non si conosceva la reale efficienza ad essere uno dei principali punti di partenza del lavoro di Cestoni: il quale, da semplice ‘pratico’, venuto su alla spezialesca non concepiva una cura che non avesse un immediato riscontro positivo.