L’archivio bibliotecario e ancora a pezzi dopo la fine della Guerra. Il Professore non può fare altro che prendere i libri di testo su cui studia e seguire la bibliografia. Scopre che la prima traccia scientificamente accertata che parli dell’eziologia acarica della scabbia è un documento del 1687 di cui trova pochi rimandi qua e là nei libri che consulta. Si intitola Osservazioni intorno a’pellicelli del corpo umano fatte dal dottor Gio: Cosimo Bonomo e da lui con altre Osservazioni scritte in una Lettera all’Illustriss. Sig. Francesco Redi,  l’ha scritto Francesco Redi. Quest’ultimo dettaglio, il Professore, non lo conosce; non sa delle dispute sull’attribuzione e che fino dalla sua prima pubblicazione l’opera è sempre stata attribuita a Francesco Redi, anche se l’autore sembra essere Giovanni Cosimo Bonomo, un suo allievo, come risulta dal frontespizio.

In realtà quel documento si trova tra i lavori presenti nella prima Opera Omnia di Francesco Redi, curata proprio da Antonio Vallisnieri e pubblicata già nel 1710, a Venezia. Nella Biblioteca di Medicina non ce ne è traccia, e, a dirla tutta, il Professore neanche la cerca, non sa neanche che esista tra i lavori attribuiti a Francesco Redi, perché sul frontespizio c’è si il nome di Redi, ma chi l’ha scritta dovrebbe essere Giovanni Cosimo Bonomo. Non resta che mettere insieme tutti i brandelli di quella ricerca perché altro modo, nel 1962, non ce ne è. A forza di taglia ed incolla, viene fuori un testo che assomiglia alla versione ufficiale; ma qualcosa, anzi più di qualcosa, non quadra: ci sono passi strani, troppe incongruenze da un punto di vista medico-scientifico. “Mancano certo dei pezzi, non può essere tutto qui: la Lettera sembra dire il contrario di quello che per secoli gli viene attribuito.” 

Anche ammesso che il Professore fosse arrivato a sapere che le Osservazioni si trovavano in una biblioteca in Italia, noi, gente di internet, non immaginiamo che cosa significasse trovare un libro a metà del secolo scorso. Funzionava più o meno così: scrivi ad una biblioteca dove pensi che quel testo possa essere, aspetti la risposta, ti dicono che non lo hanno e vai avanti così finché non lo trovi – roba di mesi, ovviamente. E quando lo trovi, non è che quel testo ti venga fotocopiato e spedito perché c’è il piccolo dettaglio che di fotocopiatrici non ne esistono. Bisogna andare in quella biblioteca, chiedere un prestito e trascriversi il testo.

Il Professore fece quello che era solito fare: andò alla fonte. Prese tutti i risparmi messi insieme nelle sostituzioni estive di medico condotto e acquistò una delle poche prime edizioni delle Osservazioni da un antiquario di Roma. “Il valore, al tempo, superava il costo di un paio di Mercedes: era quasi tutto quello che avevo da parte”, continua a ripetermi oggi quando gli chiedo quanto fosse costato quel libretto di 20 pagine.

C’era riuscito! Adesso, finalmente poteva capire che cosa diceva davvero quel testo. O forse no. [segue]