Antonio Vallisnieri

Allievo di Marcello Malpighi, Vallisnieri appartiene a quella nuova generazione completamente affrancata dalle imposizioni dogmatiche del Vecchio Sapere.

Galileiano della prima ora, il suo ruolo nella vicenda del pellicello è stato fondamentale perché attraverso le lettere che Cestoni gli ha inviato e che Vallisneri ha conservato gelosamente è stato possibile decifrare con chiarezza il percorso della scoperta di Cestoni.

” Mi raccomando… queste lettere vanno pubblicate!”

Il senso c’è tutto, anche se la frase non sarà stata proprio questa. Antonio Vallisnieri, aveva capito da subito quale miniera di informazioni e di risorse nascondessero le lettere che Cestoni, con cadenza maniacale, gli inviava ogni settimana; e se oggi possiamo capire come si siano svolti i fatti in quei pochi mesi centrali del 1687 gran parte del merito è anche di quella raccomandazione che Vallisnieri rivolse a suo figlio.

Le lettere che Silvestro Baglioni ha raccolto nel suo Epistolario ad Antonio Vallisnieri sono 583 anche se sembra che Cestoni ne abbia scritte il doppio; molte sono andate perdute, qualcuna girava ancora dalle parti di Milano perché lo speziale e chimico Gian Ambrogio Sangiorgio che per un qualche motivo forse di carattere professionale doveva averle ricevute dalla famiglia Vallisnieri, le aveva raccolte in un volumetto che aveva fatto stampare in poche copie.

Come detto, nel 1940, Silvestro Baglioni aveva raccolto tutte le 583 lettere ancora rimaste in circolazione, la gran parte conservate presso la Biblioteca Marucelliana di Firenze, le aveva trascritte e pubblicate in due volumi  dalla Reale Accademia d’Italia. 

Ma Vallisnieri ha ancora un altro merito; è stato il primo a divulgare in ambiente accademico la Scoperta di Cestoni,  a renderla argomento di studio. Nel 1712, al momento di andare in stampa con l’opera omnia di Redi, Vallisnieri pubblicò un libricino in cui venivano inserite le Osservazioni, la lettera 328 e una revisione di molte scoperte attribuite a Redi e di cui Vallisnieri provò l’inconsistenza.

Un atto, quest’ultimo, che più di ogni altro voleva segnare una cesura tra il vecchio mondo, di cui Redi faceva pienamente parte, e il nuovo mondo che stava nascendo proprio in quei momenti. 

“colà
dove non giunsero…”

"Chi sia egli stato, non v’ha uomo di buon gusto nella medica e naturale storia, che non lo sappia, e che con molta laude di lui non ne favelli; specialmente perché essendo egli stato un semplice speziale, arrivò, con un talento superiore alla sua professione, colà dove non giunsero dotti filosofi avanti di lui“

– Cestoni Giacinto, sua morte ed elogio in «Giornale dei letterati d’Italia», Tomo XXX, Venezia, G. G. Hertz, 1718, pp. 327-337

"L'umiltà in tutte le scienze e in tutte le arti è la base del vero sapere, come al contrario è un segno evidentissimo di una pretta ignoranza il pensar troppo di sé medesimo, il credere di non restar mai ingannato, e che nulla di vantaggioso, possa sapersi e scoprirsi.“

– De’ corpi marini che su’ monti si trovano.

"Un buon filosofo deve in leggendo sospettare di tutto né troppo alle opinioni, benché antiche e comunemente abbracciate, abbandonarsi, essendo la cautela speculatrice della verità e questa è figliuola del tempo, dell'osservazione e dell'esperienza."

– De’ corpi marini che su’ monti si trovano.

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Un piccolo libro…

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