Giacinto Cestoni
Più di Galilei, in Biologia: semplicemente questo.
Giacinto (o Diacinto, alla toscana, come gli piaceva farsi chiamare, lui che toscano non era) Cestoni è stato l’autore del primo caso documentato al mondo in cui si è manifestata la Scienza Medica, quella di oggi, basata su uno stretto nesso tra causa ed effetto.

LA SCIENZA, QUANDO LA SCIENZA NON ESISTEVA
Giacinto Cestoni nasce da una famiglia povera, a Santa Maria in Giorgio, più o meno l’odierna Montegiorgio, nelle Marche, il 10 maggio del 1637. I suoi genitori devono aver capito da subito il talento del ragazzino visto che dopo qualche anno ‘a garzone’ presso uno speziale del luogo, verrà mandato a Roma, a proseguire la sua pratica in una spezieria da cui si allontanerà giusto qualche tempo prima che la peste arrivi nella Città Santa. Salirà quindi a Livorno, dove continuerà a coltivare l’arte di speziale presso la spezieria del Salomoni, spezieria che dopo qualche mese in giro per l’Europa, tornerà a frequentare e poi a gestire fino alla sua morte, avvenuta nel 1718. Sarà nominato Protospeziale della Corte Medicea dal Principe Ferdinando Maria de’ Medici.
La sua spezieria diventerà una delle più importanti spezierie d’Europa e le sue capacità di creatore di preparati galenici, sarà seconda solo alla sua abilità di diagnostico. Pur non essendo medico (forse proprio per questo), avrà fama di curatore infallibile.
Grazie alla sua scoperta dell’origine acarica della scabbia, della rogna, è stato il primo ad applicare il metodo scientifico galileiano alla Biologia e quindi alla Medicina. Prima di lui, non esistono casi documentati di tale applicazione.

la rogna, secondo me

"...ET ORA SE IO VIVESSI CENTO E PIÙ ANNI NON AVERÒ MAI TAL FASTIDIO, E NÉ MENO NESSUN DELLA MIA CASA, NÉ LI VERI MIEI AMICI, CHE SI FIDERANNO A ME IN TAL OCCASIONE. FUSSI IO COSÌ PADRONE DELLA FEBBRE, COME NE SONO DEL MALE DELLA ROGNA."
– Lett. 29 maggio 1699 a destinatario sconosciuto riportata da G. Targioni Tozzetti, 1838, cit., pp. 124-126, p. 127 e p. 131 e p. 137

"...E PURE LA VERITÀ NON SI LEGGE IN CATTEDRA NE SI FA CONTO DELL’ANIMALE CHE CAUSA TAL MALORE [LA ROGNA]. VERAMENTE VERAMENTE NON SI DOVEREBBE FARE DAI LETTORI DEI DISCORSI, E FARLI STAMPARE A BENEFIZIO DELL’ UMANO GENERE!”
– Epistolario C_V – Lett. 467 del 11.5.1714

"...IO PERÒ NON SON TANTO BAGGEO DI VOLER DARE A INTENDERE, CHE LI PELLICELLI DEL CORPO UMANO SIANO GENERATI DALLA CARNE, O DALLA MARCIA. MA DICO ASSEVERANTEMENTE CHE ESSI PELLICELLI “SI SERVONO” DE CORPI UMANI PER LORO VITTO, E PER LORO STANZA, E LORO ABITAZIONE, PER CONTINOVARVI LA LORO GENERAZIONE NEL MODO STESSO, CHE FANNO LI UOMINI, E TUTTI TUTTI GLI ALTRI ANIMALI SOPRA QUESTA TERRA DOVE NOI POSIAMO; E MI PAR DI DIRLA PER APPUNTO, ECC.”
– Epistolario C_V – Lett. 99 – Livorno, 7.8.1699

"...SIG. SI FUI IO CHE FECI SCRIVERE DAL BONOMO AL SIG. LANCISI, PERCHÉ IL BONOMO NON AVEVA TAL TALENTO, NE SAPEVA QUELLO, CHE SI FACESSE; NE ESSO AVEVA PARTE ALCUNA IN QUELLE OS- SERVAZIONI, SOLO, CHE ERA MIO SCOLARE, E L’INSEGNAVO."
– Epistolario C_V – Lett. xxx del 8.12.1713

"...IL REDI QUANDO LO SEPPE SE NE RALLEGRÒ MECO (MA ERA IN PRIVATO!) E MI DISSE CHE MI METTEVANO NELLA RIGA DEGLI UOMINI GRANDI (SCHERZANDO). LA VERITÀ È CHE TOCCA LA BORSA DE MEDICI, CIRUSICI, E SPEZIALI. SONO SCOPRIMENTI, CHE NON TORNANO ALLA PROFESSIONE MEDICA”
– Epistolario C_V – Lett. 11 del 28.10.1697

UN MEDICO, CHE SA A PERFEZIONE LA GENERAZIONE DEGLI INSETTI, CHE HA LETTO LA LETTERA DEL PELLICELLO DEL CORPO UMANO, TENER LA ROGNA ADDOSSO E LASCIARLA TENERE ALLA SUA FAMIGLIA! QUE- STO È UN GRANDISSIMO SCANDALO! AVERE ANCORA IL CERVELLO OTTENEBRATO DALLE OPINIONI RANCIDE DEGLI ANTICHI, CHE CI ANNO DATO A INTENDERE, CHE LA ROGNA SIA MALE DEL SANGUE, DE SIERI, DELLA MELANCONIA, DEL FEGATO, E SIMILI FRASCHERIE.
– Lett. 29 maggio 1699 a destinatario sconosciuto riportata da G. Targioni Tozzetti, 1838, cit., pp. 124-126, p. 127 e p. 131 e p. 137

i post su Cestoni
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“V. S. Che ne dice?”
[...] Dunque V. S. giudica, che l'affare del Kermes sia una bella cosa, e delle più utili che abbia fatto, et io non ne facevo alcun conto; perche V. S. sa quanti anni sono, che io l'avevo osservato nel tempo del Redi. Io però dico, che la miglior cosa cosa che io...